Un pomeriggio al bar. E se facessimo anche noi degli audiolibri?

Le idee sono figlie dei tempi. E quando a noi è venuta fuori quella di fare degli audiolibri coi nostri testi era appena uscita la notizia di un taglio decisivo dei fondi per i corsi di italiano all’estero, nonostante la lingua italiana resti una delle più amate e studiate, ai primissimi posti nelle scelte degli studenti stranieri.

Eppure a noi, più prosaicamente, l’idea di fare degli audiolibri coi nostri testi è venuta un pomeriggio al bar, parlando con Giancarlo Di Dio (nome che è tutto un programma messianico), nostro amico appassionato di bicicletta che ci ha raccontato come lui i libri, piuttosto che leggerli preferisce ascoltarti durante le sue lunghissime escursioni in bici. Giancarlo mette le cuffie nelle orecchie e parte per nuovi territori, in cui si mischiano i paesaggi reali che gli corrono intorno e quelli immaginari che gli vengono raccontati.

Sollecitati dalla storia di Giancarlo, ci siamo ricordati di un bellissimo libro prodotto dalla Biblioteca Amatulli di Noci con Gelsorosso, un’antologia di poesia dialettale, che metteva insieme testi e voce (voce originale dei poeti) attraverso un lavoro di registrazione dei dialetti di stampo quasi etnografico che Lino Angiuli con suo cugino Lino Di Turi hanno realizzato più di trent’anni fa. Cosa facevano Lino e Lino? Se ne andavano in giro per la Puglia a recuperare poeti dialettali che poi trasportavano in studio di registrazione, oppure se li registravano loro con attrezzature personali. Si parla di fine anni ’70, primi ’80 quando un banco mixer era qualcosa di fantascientifico, lungo quanto una stanza di casa. Grazie al loro lavoro ci restano, ad esempio, le uniche testimonianze sonore di Pietro Gatti, importantissimo poeta dialettale nato e vissuto a Ceglie.

Così nella nostra testa tutte queste suggestioni si sono mischiate. Ci siamo detti: e se facessimo anche noi degli audiolibri? Meglio, se facessimo persino degli audiolibri di poesia? Chi altro li fa? Non vendono? Ma in Italia non vende nulla che c’entri con le parole, a parte le chiacchiere. Eppure la poesia è linguaggio musicale per definizione, si presta a essere declamata. Eppure, perché fermarsi sempre all’Italia? Perché questi libri non li proponiamo all’estero, in doppia lingua, su supporto digitale? Poesie tradotte per essere esportate all’estero, ma declamate in italiano. Perché la traduzione tradisce il suono, la voce originale del poeta. Perché la poesia, fra l’altro, è un potentissimo mezzo, con la sua densità lessicale, con la sua musicalità, per imparare la nostra lingua. Alla faccia di chi taglia i finanziamenti ai corsi di italiano all’estero. Non per nulla una delle figure più richieste nei suddetti corsi è il lettore, colui che legge dall’originale, per ridare il suono alla parola scritta. Noi il lettore lo mettiamo direttamente nel libro.

Così, con una chiacchierata al bar con Giancarlo Di Dio, è cominciato tutto: il progetto, la vittoria di Funder35, le varie (importanti) realtà che nel frattempo abbiamo contattato per fare i corsi. Fra cui Emons, con cui realizzeremo il corso di audiobook il 26 e 27 novembre, e che racconteremo meglio con il prossimo post.

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