Wunderkammer su Poetarum Silva

[Dalla recensione di Paolo Steffan]

Abito in un luogo percorso da una importante strada statale, che nel dialetto locale viene chiamata però provincial o provinzhal, a seconda della zona o dell’anzianità dei parlanti, e che, per la portata e la velocità dei mezzi, è tutto un cimitero di porcospini, tra rotatoria e altra rotatoria. Pochi chilometri a nord del suo tragitto, nella vallata di Pieve di Soligo, viveva Andrea Zanzotto, il poeta più climatico che abbiamo avuto, con la sua meteoropatia che ha condizionato moltissime pagine della sua opera (da Meteo, ai Misteri climatici, a Il vero tema). Abito infine a poca strada dalle Prealpi, che mutano di colore al cambiare della vegetazione, con un prevalere del rosso bruciato delle foglie dei castagni, colpiti da un male che sta disseccandone la linfa vitale, fino a una tragica morte cantata nei versi alti e nodosi di Cecchinel (La vozhe del castegnèr cròt).

Ecco perché, quando ho aperto Wunderkammer di Carlo Tosetti, ho sentito di trovarmi in una camera accogliente e famigliare, vicina, malgrado la sua sia poesia colta, che fin dal titolo e dalle due introduzioni in prosa (quella di Antonio Lillo e la sua) ci condiziona nel senso di un allontanamento, verso un mondo antico e nordico…

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