Luce a Sud Est VI: considerazioni intorno alla vittoria di Galipò

Davide Galipò vince la VI edizione di Luce a Sud Est con Istruzioni alla rivolta.

La giuria, composta da Roberto R. Corsi, Rossella Renzi, Alessandra Ruggiero, Emanuele Andrea Spano e Giulia Fuso, lo ha decretato dopo un serrato testa a testa fra la sua opera e Cantare il deserto di Elvio Ceci.

La vittoria di Galipò, proprio per la sua storia poetica, si inserisce in una particolare quaestio nata in contemporanea sui social. Negli ultimi giorni, infatti, dopo la pubblicazione di un articolo dell’editore Ladolfi su Avvenire a proposito dei “dilettanti della poesia”, si è riacceso il dibattuto sul valore “poetico” di chi prova a intraprendere strade quantomeno diverse, se non proprio nuove, nella diffusione del proprio lavoro in versi. Nello specifico dell’articolo di Ladolfi, da cui si è aperto un dialogo più ampio fra gli addetti ai lavori, si parlava dei poeti slammer.

A tal proposito, troviamo parecchio interessante che a “conquistare” una giuria di lettori di poesia aperti nel gusto ma non necessariamente vicini a quel mondo, siano stati proprio un autore e una raccolta di poesie che nascono dichiaratamente nell’ambito dello slam poetry. Quelli di Galipò sono testi pensati prima di tutto per la performance e solo in un secondo momento messi su carta. È la riprova per noi della diffusione di un gusto che viene prima di qualsiasi premeditata scelta di campo.

Leggiamo cosa dicono i giudici:

«Galipò manifesta un tratto sicuro del suo versificare. Il suo procedere è ben determinato, scandito da ritmo, musica, linguaggio. È un libro potente, che non stanca perché lo sguardo sul mondo e gli scorci che ne evidenzia sono molteplici e rafforzati da analisi e da uno spessore del pensiero – a tratti filosofico, oltre che di occhio critico sul presente – che rendono ogni testo un tassello aggiunto per le Istruzioni alla rivolta. La scrittura di Galipò riflette, interroga spesso il lettore, oppure lo sorprende col suo fare sentenzioso, o aforistico, o ironico, sarcastico. La sua è una poesia che sconcerta, disorienta proprio sui temi rilevanti del contemporaneo.»

E troviamo altrettanto interessante che a contendere fino all’ultimo il posto del vincitore sia un’opera tutta in rima, in ottava per la precisione, come quella di Elvio Ceci, la quale, pur raccontando una storia attualissima come il viaggio di una migrante dall’Africa all’Italia, ha un impianto retorico ancora più classico e conservatore e, per certi versi, estremista di quello usato dalla maggior parte dei poeti da verso libero pubblicati oggi.

Cosa vogliamo dire con tutto questo? Che forse il panorama editoriale in cui ci muoviamo è non solo aperto a varie suggestioni tematiche, spesso urgenti (dalla polemica LGTB del testo di Salvini all’immersione nell’alienazione del potere di Piccinelli passando per il tema dell’emigrazione di Ceci), lì dove spesso viene accusato di non riuscire ad andare oltre la sfera personale ed emotiva dell’autore; ma anche e soprattutto che vi sono precise scelte formali che provano a forzare e spingere i termini del linguaggio, a testimonianza che c’è fermento di idee ma anche ricchezza di forme, volendo uscire dai soliti ambienti editoriali per esplorare il sottobosco della giovane e giovanissima poesia italiana. Perché la letteratura, qualsiasi cosa se ne dica, si muove, spesso indipendentemente da chi prova a raccontarla.

Davide Galipò, 27 anni, vive a Torino, ed è direttore editoriale della rivista Neutopia – Piano di fuga dalla rete. L’opera vincitrice del concorso, di prossima pubblicazione per Pietre Vive, è una raccolta di trenta componimenti, suddivisa in due parti: la prima parte, dal titolo CONTEMPLARE, composta prevalentemente da poesie d’amore “dato che l’amore è per me un preludio necessario ad ogni rivolta”. Nella seconda parte, AGIRE, vi sono le poesie più specificatamente sociali, molte delle quali sono nate nel contesto a me più vicino, cioè quello performativo.

L’editore si riserva, visti i suoi indubbi meriti, di proporre un contratto di edizione anche a Elvio Ceci con Cantare il deserto.


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