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All’interno della nuova raccolta di Antonio Lillo giungono a ulteriore maturazione temi familiari: tragicommedia umana, smarrimento civile, «sagaci animali» (Rilke). Spicca l’incrocio, entro un nutrito Olimpo culturale, con due personalità che ci han lasciato di recente: Carlo Bordini e Mario Benedetti. Slancio affettuoso, consapevole della vorace cimosa del tempo, nell’eco del «Difendimi» associato all’immagine epocale della solitudine del Papa. L’Autore stesso ha piena contezza della propria quadruplice precarietà di uomo, cittadino, poeta, microeditore. Ma a un cupio dissolvi quasi incontrastato possiamo opporre la naturalezza del corpo che «resiste» o della gatta che, se il futuro è già scritto, «astutamente non sa leggere». Con quale esito? «Che importa? Il sole splende, il mondo / procede senza libri. I segni, la poesia / sono dovunque».
Roberto R. Corsi
Antonio Lillo (Putignano, 1977) vive e lavora a Locorotondo, dove è direttore editoriale delle edizioni Pietre Vive.
In copertina, Autoritratto (1926) di Ernst Ludwig Kirchner.
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Pagine | 72 |